...  BENVENUTI  NEL  COMUNE  DI  TRINO VERCELLESE ...

 
...  I COMMERCIANTI  E  GLI  ARTIGIANI  VI  DANNO IL BENVENUTO ,,,  CLICCATE  QUI  PER CONOSCERLI


 

...  COME  ARRIVARE  ...

In Auto
Autostrada A4 Torino - Milano, uscita Rondissone

In Treno


La stazione di Trino Vercellese, posta lungo la ferrovia Chivasso-Alessandria, è servita da treni regionali svolti da Trenitalia nell'ambito del contratto di servizio stipulato con la Regione Piemonte. Fra il 1878 e il 1949 Trino rappresentò il capolinea meridionale della tranvia Vercelli-Trino


  LE  CHIESE ...

 CHIESA SAN MICHELE IN INSULA - Chiesa romanica che si erge fuori dall'abitato di Trino, in un sito che ancora mantiene l'antica denominazione di Insula in quanto era circondato da due rami del Po; conserva all'interno di affreschi del XII secolo.

CHIESA DI SAN BARTOLOMEO -  La chiesa parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, patrono della città, venne ricostruita integralmente negli anni 1634-1642; la facciata, in stile classicheggiante, è il risultato dei rifacimenti intervenuti nel 1839. Tra le opere conservate al suo interno si segnalano una tavola di Gerolamo Giovenone, una tela di Pier Francesco Guala e gli affreschi al soffitto nella navata centrale di Luigi Morgari.

CHIESA DI S.CATERINA D' ALESSANDRIA- È nota anche come chiesa di San Domenico. La chiesa, a tre navate, in stile gotico faceva parte del complesso del convento dei frati domenicani (che oggi ospita la biblioteca civica e l'archivio storico comunale Vi sono venerate reliquie della Beata Maddalena Panattieri.

CHIESA DI SAN LORENZO -  La chiesa, edificata nel XVIII secolo, in stile barocco, presenta una bella facciata in cotto. All'interno, dietro all'altare, è posta una pregevole tela di Pier Francesco Guala. La seconda cappella a destra contiene la tomba della Beata Arcangela Girlani nata a Trino nel 1460.

CHIESA DEL SANTISSIMO NOME DI MARIA - detta Madonna delle Vigne - Sulla collina tra Lucedio e Montarolo, frazioni del comune di Trino, sorge la chiesa del Santissimo Nome di Maria detta Madonna delle Vigne, la chiesa sorge su un lucus paleocristiano, il primo corpo della chiesa risale alla prima metà del XVII secolo, è infatti visibile nella cartografia dell'epoca in dimensioni molto ridotte rispetto a quanto vediamo oggi, sarà l'abate di Lucedio Vincenzo Grimani, a predisporne l'ampliamento nella parte ottagonale, a cura di Antonio Bertola prima e Giovanni Battista Scapitta poi; della parte antica oggi rimane solo il coro ed i lavori terminano postumi all'abate, nel 1707 infatti, i Savoia entrano in possesso dei possedimenti di Lucedio e solo il 21 luglio del 1713, la chiesa può essere benedetta dal parroco di Trino, Girolamo Risico, nella sua nuova livrea. Conteneva al suo interno una statua lignea di Madonna con bambino eseguita da Carlo Giuseppe Plura. Dagli anni settanta del 900 grava in stato di pesante degrado ed abbandono.


CIMITERO DI DAROLA - 
Si tratta di un cimitero dismesso, ubicato in aperta campagna nei pressi di Darola (45°14′36″N 8°14′10″E). Dopo la sconsacrazione, nel cimitero le inumazioni continuarono fino agli anni sessanta del XX secolo; attualmente si trova in stato di abbandono.

 Riguardo al cimitero sono fiorite numerose leggende, che riferivano di culti satanici praticati nel 1684 da alcune novizie[4] e in seguito da alcuni monaci della vicina Abbazia di Lucedio. Altri sabba pare fossero effettuati nella vecchia chiesa della Madonna delle Vigne, in cui è presente un dipinto raffigurante un organo a canne e uno spartito, denominato "spartito del diavolo che, se eseguito al contrario evocherebbe il diavolo, mentre suonato in senso normale lo intrappolerebbe.

L'11 maggio 2010 è andato in onda un servizio su questo caso all'interno del programma Mistero con il sopralluogo di Marco Berry. Le leggende vengono ridimensionate o smentite da studiosi locali quali lo speleologo Luigi Bavagnoli.


BOSCO DELLA PARTECIPANZA

Eccezionale testimonianza vitale del passato: il bosco è l’ultimo rimasto della vasta foresta della pianura, ora scomparsa, di grande valore storico anche per la particolare forma di gestione collettiva, che prevede che i cittadini appartenenti a famiglie di Trino partecipino del taglio controllato di porzioni del bosco, scelti tramite sorteggio.

Tutelato dalla Regione Piemonte come Parco naturale, di grande importanza naturalistica per le specie arboree, gli habitat ivi presenti, vi sono numerosi percorsi segnalati che attraversano il Bosco, un Centro-visite presso la Cascina Guglielmina. La sede della Partecipanza dei Boschi è in Trino.

Al margine del Bosco vi è la più grande garzaia esistente in Piemonte , in cui nidificano migliaia di aironi cenerini, garzette, nitticore, aironi guardabuoi e sgarze ciuffetto.

Secondo alcune fonti, le modalità di cura del bosco, oggi ancora in vigore, furono fissate nel 1275, quando il marchese del Monferrato Guglielmo il Grande fece una donazione ai “partecipanti” cioè alle famiglie trinesi che partecipavano alla gestione del Bosco. La primavera inoltrata è uno dei periodi migliori per conoscere il bosco: la fioritura dei mughetti e la vegetazione rigogliosa lasciano a bocca aperta i visitatori.


 
...  PRODOTTI  TIPICI ...

Pasta e Cereali

In questa particolare zona piemontese viene coltivato uno dei più nobili ingredienti di tutta la cucina: il riso. Risi della Baraggia Biellese e Vercellese classificano il prodotto ottenuto dalle varietà di riso che, nel corso dei tempi, si sono adattate o si potranno adattare in futuro al particolare ambiente della Baraggia Vercellese e Biellese.


La Bagna Càuda

E' il condimento per eccellenza del Piemonte. E’ un piatto che si gusta in autunno e inverno e viene consumato in occasione di incontri speciali. E’ abitudine presentare i diversi tipi di verdure su un ampio piatto da portata posto al centro della tavola.


 

 

Trino (spesso Trino Vercellese, Trin in piemontese) è un comune italiano di 7.036 abitanti della provincia di Vercelli in Piemonte.

Sorge circa 15 chilometri a sud-ovest del capoluogo, poco discosto dalla riva sinistra del Po ed ai piedi delle colline del Monferrato. È il terzo comune della provincia per estensione territoriale (il sesto per popolazione), dopo Vercelli ed Alagna Valsesia.

A Trino venne introdotta per la prima volta, attorno al XV secolo, la coltivazione del riso che a tutt'oggi riveste un ruolo fondamentale nell'economia di tutta la regione.

Il vasto territorio ospita il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, raro esempio italiano di bosco planiziale ed unico residuo di come la Pianura Padana si presentasse prima della trasformazione operata nei secoli a fini agricoli.


Festa patronale

... San  Bartolomeo  -  24  Agosto ...

...  UN  PO'  DI  STORIA ...

Trino sorge ai piedi delle colline del Monferrato lungo la riva sinistra del fiume Po. Originariamente chiamata Rigomago (campo o mercato del Re), durante la dominazione romana divenne una “mansio”, un luogo di sosta sulla strada che portava da Pavia a Torino.

Il nome Tridinum, secondo un’antica leggenda, risale al VI sec. d.C., durante le invasioni barbariche: Rigomago venne quasi completamente distrutta, ma tre valorosi condottieri Longobardi la ricostruirono provvedendo a edificare le mura di cinta e tre castelli a scopo difensivo.

Delle antiche mura, abbattute nel 1672 per volere di Carlo Emanuele II di Savoia, resta visibile oggi solamente un breve tratto in via Monte Grappa, a ridosso della Cittadella dei Marchesi del Monferrato dove ancora oggi sorge il Palazzo Paleologo. Nel 1155 il feudo di Trino fu subconcesso ai Marchesi del Monferrato e rimase tale fino al 1202 quando, dopo numerose e violente controversie tra i Marchesi e il Comune di Vercelli, fu venduto a quest’ultimo.

Nel 1210 divenne “borgo franco”, sottraendosi ai diritti feudali e acquisendo il diritto di redigere statuti e regolamenti propri. Il dominio vercellese su Trino durò fino al 1253, quando l’Imperatore Corrado investì nuovamente del feudo il Marchese Bonifacio II. Fino al 1305 fu degli Alerami, ai quali subentrarono i Paleologi.

 Nel 1536 il territorio passò ai Gonzaga. Al termine della guerra di successione di Mantova e del Monferrato, con il trattato di Cherasco del 1631, Trino venne ceduta a Vittorio Amedeo I, duca di Savoia.Chiesa di Leri, opera attribuibile a Francesco Gallo - Fin dall'XI secolo l'area di Leri fu sottoposta a un processo di bonifica da parte dei monaci Cistercensi, divenendo così nei secoli successivi un fertile terreno per la coltivazione del riso.

Già parte della grangia acquisita nel 1179 dal monastero di San Genuario (l'atto di acquisto fa riferimento al castrum e alla villa de loco Alerii), comprendeva anche un centro fortificato del quale oggi non resta traccia. Di queste grange fu tra le più importanti, tant'è che nel 1457, divenne un centro di culto per i cistercensi e verso la fine del XVI secolo divenne parrocchiaAnche nei secoli successivi l'area continuò ad avere una certa rilevanza.

Nel XVIII secolo, la coltura a rotazione avrebbe sostituito la monocoltura mentre all'inizio dell'Ottocento il paesaggio agricolo dell'intera regione mutò drasticamente a seguito della razionalizzazione della rete idrica. Nel XIX secolo il possedimento passò a Napoleone Bonaparte il quale, con un decreto del 1807, lo vendette al cognato, il principe Camillo Borghese a compenso parziale della cessione della galleria omonima allo stato francese.


Fu nel 1822 che Leri passò in proprietà al marchese Michele Benso di Cavour, padre di Camillo Benso, conte di Cavour. I Benso trasformarono la tenuta -comprendente oltre ai 380 ettari del complesso principale, anche i 365 di Montarucco e i 318 di Torrone- in un'azienda agricola all'avanguardia per i tempi, intervenendo architettonicamente sugli edifici più vetusti. Intorno rimanevano i trenta ettari circa della zona di San Basilio e gli ottanta del vicino bosco di Trino.

Impegnato come vicario e sovrintendente generale di politica e di polizia a Torino, Michele Benso assunse la risoluzione di trasferire al figlio cadetto, Camillo, la gestione della tenuta. Il futuro statista si fece carico nel 1835 della responsabilità dell'amministrazione della tenuta comprendente i territori di Leri e Montarucco sotto l'egida di una società all'uopo costituita -e destinata a durare nove anni- che comprendeva lo stesso marchese di Cavour,

il giovane Camillo e la duchessa di Clermont-Tonnerre. Con la morte, nel 1837, del consorte della duchessa, la nobildonna uscì dalla società dietro l'assegnazione di quote d'affitto ed interessi per i successivi undici anni. Nel novembre 1849 la tenuta, rimasta ai Benso padre e figlio, fu data nuovamente in formale affitto (per nove anni e per una somma di 103 000 lire) ad una società formata dai fratelli Gustavo e Camillo e da Giacinto Corio. Il contratto venne poi rinnovato Il 22 aprile 1857.

Da quella data della società rimasero contestualmente parte i soli Camillo Benso e Giacinto Corio. La gestione del Conte fu improntata ad un sostanziale ammodernamento, sia delle tecniche agricole con la costruzione di sistemi idrici, sia a livello infrastrutturale con una radicale modifica dell'architettura, dovuta alla necessità di rispondere alle esigenze della forza lavoro soprattutto stagionale e dei servizi per gli operai forestieri (mense e dormitori).

In questa tenuta lo statista usava ritirarsi nei momenti di riposo. Fu inoltre qui che il conte, in collaborazione con il Corio, sperimentava le tecniche di coltivazione che intendeva fare applicare in Piemonte. Nonostante i crescenti impegni, Cavour continuò a tenersi informato sull'andamento delle attività produttive, dimostrando quindi una certa affezione verso quelle terre.

Il progetto per il recupero di Leri e della tenuta Cavouriana


Più volte si è pensato alla costruzione a Leri di un museo nazionale dell'agricoltura, ad alto valore simbolico per l'intera cultura contadina del tempo, museo che avrebbe realmente documentato tutte queste successive fasi di trasformazione, ma il progetto non fu mai realizzato e ci fu un conseguente degrado della zona sino allo stato attuale.Ad oggi infatti Leri risulta essere una piccola frazione in stato di abbandono e fatiscenza, anche se si è pensato ad un nuovo   progetto di recupero e recentemente in occasione del centocinquantenario dell'unità d'Italia. Nella fattispecie il progetto sarebbe dovuto scaturire dalla sinergia tra il comune di Trino, la Soprintendenza di Torino per i beni archeologici, l'Associazione "Italia Nostra", Ovest Sesia, la Provincia di Vercelli e la Prefettura di Vercelli.

L'idea era quella di rendere fruibile al pubblico questo verde angolo della provincia vercellese e di ristrutturare la tenuta Cavouriana, edificio ad elevato e sicuro interesse storico e culturale, in quanto lì Cavour costruì la sua fortuna. È rilevante inoltre che lì Cavour scrisse 83 lettere documentate. Vi sono state parecchie iniziative per sensibilizzare alla causa di Leri le istituzioni pubbliche e i rappresentanti dello Stato, ma finora ancora nulla di fatto.

Vi fu anche il tentativo da parte di Enel di svendere l'area ad un imprenditore per un corrispettivo di 1 milione e 400 000 euro, fatto che fu oggetto di una interrogazione urgente in Senato. Nel luglio 2010 alcuni media locali hanno riportato la notizia che un'importante società energetica, allora era Agatos, oggi Enel, ha presentato formale domanda alla provincia di Vercelli per ottenere il nulla osta alla costruzione a Leri di uno dei maggiori impianti fotovoltaici d'Italia, per un totale di 74 MW di potenza,[14], ma successivamente la regione Piemonte ha sospeso le procedure per l'autorizzazione ad installare i pannelli fotovoltaici a terra, nelle zone di particolare interesse dal punto di vista estetico, paesaggistico e agricolo.

La moratoria è del tutto temporanea in attesa che il governo decida quali saranno le linee guida ed era improcrastinabile in quanto in alcune zone sarebbero state deturpate irreversibilmente dal proliferare incontrollato degli impianti fotovoltaici[]. Dopo molti sforzi e petizioni da parte di comuni cittadini e sindaci, grazie alle celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011 è stato avviato il cantiere patrocinato dal comune di Trino e dalla regione Piemonte per il recupero della tenuta cavouriana.

Al 2016 i provvedimenti non hanno portato ad alcun risultato tangibile. L'area rimane isolata, disabitata e in declino. Sono state installate numerose videocamere agli ingressi principali del borgo. L'accesso non è possibile senza dovute autorizzazioni. Nel marzo 2016 il borgo ha subito l'ennesimo atto vandalico che ha pesantemente danneggiato l'interno della chiesa.


 


...QUATTRO  PASSI ...

LE GRANGE

Grangia deriva dal francese "granche", granaio, termine utilizzato dai monaci conversi a significare sia l’abitazione che il deposito dei mezzi e dei prodotti coltivati.


L’abbazia di Lucedio accumulò possedimenti e terre, fino a diventare una sorta di potenza interna al marchesato di Monferrato. I suoi territori si estendevano sia nel Vercellese che sulle rive destra e sinistra del Po. Al fine di poter controllare e lavorare ogni possedimento, nacquero “le Grange di Lucedio” vale a dire: Montarolo, Montarucco, Leri, Darola, Castelmerlino e Ramezzana.

Il loro nome e la loro costruzione furono espressione della volontà dei monaci cistercensi francesi nel Basso Medioevo, a partire dal XII secolo. Secondo la tradizione, le grange non dovevano distare dall’abbazia di Lucedio più di una giornata di cammino, per poter essere controllate e per consentire ai fratelli di far ritorno ogni domenica.


 



 

 

...  NUMERI  UTILI  ...


IL COMUNE:

Indirizzo: Corso Cavour, 70, 13039 Trino VC
Telefono: 0161 806011
Provincia:  di Vercelli

CAP 13039
Telefono 0161-806011
Fax 0161-806010

 comune@pec.comune.trino.vc.it


Le Scuole

ASILO NIDO - Largo Rodari n. 2
SCUOLA DELL'INFANZIA - Via Vittime di Bologna 4

SCUOLA PRIMARIA -Piazza Chauvigny 1

LICEO ARTISTICO "AMBROGIO ALCIATI

Profilo Professionale  - Piazza Garibaldi

ISTITUTO PER L'ENOGASTRONOMIA E L'OSPITALITA' ALBERGHIERA "SERGIO RONCO"

Via Vittime di Bologna n. 4



.... LE  ASSOCIAZIONI ...

A.I.D.O Associazione Italiana Donatori Organi Sezione di Trino  - via Ortigara n. 6

Nuovo Carnevale Trinese - Piazza Dante 3/A

Pubblica Assistenza Trinese - Via Ortigara n. 6

A.T.R.A.P. Associazione Trinese Amici Pompieri
Via Pasubio n. 41

Trino Slot Racing - Piazza Dante alighieri

ASD Angry Wheels Mtb - Corso G. Ferraris, 15

Gruppo Podistico Trinese - Via Marconi 40

U.S.D. Le Grange Trino 2006 - Viale F.lli Brignone 1

A.S.D. Pallacanestro Trino - Via delle Maddalena n. 6

G.S. Trino '04 - Corso Italia, 13

A.O.C.T. - Associazione Operatori Commercianti

Fidas ADSP - Gruppo di Trino - Piazza Martiri dei Lager

Legambiente Trino - Corso Italia, 53

Club No Cinquino No Party- Corso Casale n. 22

A.S.D. Pedale Trinese - Corso Italia n. 53

L' Lanternin del Ranatè - Via Bellinzona n. 7

 


LA CENTRALE ELETTRONUCLEARE ENRICO FERMI

E' uno dei quattro impianti italiani (tutti e quattro dismessi) di produzione di energia elettrica da fonte nucleare, che aveva un unico reattore da 260 MW di potenza elettrica netta, a uranio a basso arricchimento (circa il 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua pressurizzata (PWR).

 Costruita dal 1961 al 1964 da un consorzio misto di produttori privati e pubblici, e finanziata per più della metà del suo costo totale da capitali pubblici italiani (tramite la Finelettrica) e statunitensi (tramite la Export-Import Bank, che coprì da sola il 50% della spesa, entrò in esercizio nel 1965 e quasi subito passò all'Enel, l'ente nazionale di energia elettrica formatosi solo due anni prima, che la esercì fino al 1987, anno di cessazione del servizio; nel 1999 l'Enel ne conferì la proprietà alla propria consociata SOGIN, successivamente passata allo Stato, la quale è incaricata di curare la bonifica ambientale del sito. Il reattore di Trino aveva un gemello in Francia, il reattore A della centrale nucleare di Chooz: in esercizio dal 1970 al 1990, forniva 300 MW di potenza elettrica alla rete. La chiusura Nell'aprile del 1986 il reattore numero 4 della Centrale nucleare di Černobyl' esplose spargendo una nube radioattiva su una parte dell'Europa.

Questo gravissimo incidente portò la popolazione italiana a richiedere e approvare tre quesiti referendari inerenti alla localizzazione e le agevolazioni al nucleare. La centrale di Trino concluse il suo nono ciclo di combustibile il 21 marzo 1987 e caricò il decimo.

A seguito di delibera CIPE del 26 luglio 1990 tutto il programma nucleare italiano fu sospeso, l'ultima ricarica di combustibile non ancora consumato fu venduta e la centrale messa in SAFESTOR (Safe Storage o custodia protettiva passiva). In questa condizione, che prevedeva solo il mantenimento in sicurezza delle strutture e degli impianti a tutela della popolazione e dell'ambiente. rimase fino al 2000 quando Sogin subentrò nella proprietà per avviare le attività di smantellamento dell'impianto.

 Lo smantellamento Nel novembre 1999 la proprietà della centrale, così come per le altre tre centrali nucleari italiane, fu trasferita a SOGIN, che ha il mandato di procedere alla sistemazione dei materiali radioattivi presenti nel sito, allo smantellamento della centrale e al recupero e alla valorizzazione dell'area con l'obiettivo di realizzare la bonifica ambientale del sito:  allontanamento del combustibile nucleare, decontaminazione e smantellamento delle strutture e gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

 Nel 1999 furono smantellati i trasformatori che collegavano la centrale alla rete elettrica. Nel 2002 furono demolite le torri di raffreddamento ausiliarie. A seguire, nel 2003 furono decontaminati i generatori di vapore.

Tra il 2003 e il 2004 furono demoliti gli edifici che ospitavano i generatori d'emergenza a gasolio e gli spogliatoi del personale. Nel 2006 fu ultimata la rimozione della traversa sul Po, che serviva a garantire l'approvvigionamento idrico durante l'esercizio dell'impianto.

Nel 2007 fu completato lo smontaggio dei componenti dell'edificio turbina.

Nel gennaio 2009 fu pubblicato il decreto di compatibilità ambientale per “l'attività di decommissioning – disattivazione accelerata per il rilascio incondizionato del sito”.

 Nel 2009 sono terminate le attività di adeguamento del sistema di ventilazione dell'edificio reattore e dell'impianto elettrico dell'edificio turbina e la realizzazione della stazione rilascio materiali.

Si sono inoltre conclusi i lavori di rimozione dei componenti e dei sistemi ausiliari non contaminati della zona controllata. Sono in corso i lavori di rimozione dei sistemi non contaminati della zona controllata e le attività per la messa in esercizio del sistema di ventilazione dell'edificio reattore.

La centrale di Trino è stata la prima delle quattro centrali nucleari italiane ad ottenere il 2 agosto 2012 il decreto di disattivazione per la centrale approvato dal Ministero dello Sviluppo Economico su parere dell'Autorità di sicurezza nucleare (Ispra) e delle altre Istituzioni competenti, che consente di avviare le attività per la bonifica completa del sito con lo smantellamento e la decontaminazione dell'isola nucleare.